lunedì 26 settembre 2016

Cima di Plem, Gruppo dell'Adamello

La Cima di Plem, 3182 m, è probabilmente uno dei 3000 adamellini più amati, grazie, soprattutto alla sua facile via normale e perché dalla sua vetta si ha un colpo d'occhio eccezionale sull'intero Gruppo dell'Adamello. 

Posta tra la Val di Miller, la Val del Corno Baitone e la Val d''Avio, la si può raggiungere facilmente dal rifugio Gnutti o attraverso una ferratina dal rifugio Tonolini.

Noi l'abbiamo salita percorrendo un itinerario ad anello in due giorni, partendo dalla Malga Premassone (parcheggio a pagamento), salendo lungo la Scala di Miller fino a giungere al rifugio Gnutti (2166 metri, 1h30min). Qua vi abbiamo passato la notte e l'indomani siamo saliti al Passo del Cristallo (2885 metri 2h30min). Lasciati gli zaini al passo siamo saliti su Cima Plem (3182 metri 1h dal passo) su evidente traccia e facili passaggi di roccia di I grado. Scesi dalla linea di salita fino al Passo del Cristallo. Ripresi gli zaini abbiamo continuato la nostra discesa lungo la ripida via attrezzata nella Val del Corno Baitone e fra grossi massi siamo arrivati al rifugio Tonolini (2467 metri 1h30 dal Passo Cristallo). Si prosegue sempre in discesa superando il Lago Baitone e attraverso una ripida mutattiera/sentiero si ritorna a Malga Premassone (8/9h dal rifugio Gnutti). 

Bellissimo itinerario escursionistico/alpinistico di notevole dislivello (più di 1600 metri) e sviluppo (più di 20 km) in ambiente severo, circondati spesso da alte vette e numerosi corsi d'acqua. 

Le luci del sole che raggiungono il fondo delle valli solo nelle ore centrali della giornata, le nebbie che talvolta nascondono le cime ed il "rumore" del silenzio, rendono questi luoghi un po magici.

Noi abbiamo percorso l'anello dal Gnutti al Tonolini per problemi logistici, ma per una ripetizione consiglio di percorrerlo nel senso contrario percorrendo la ferrata in salita e scendendo dai bei prati della Val di Miller.

In Val di Miller, al centro il rifugio Gnutti. 

Al sorgere del sole, i raggi di sole che cercano di filtrare fra le vette.

In lontananza la Cima di Plem.

Al Passo del Cristallo.

La normale di salita a Cima Plem.

In vetta su Cima di Plem.

La discesa da Cima di Plem, fra esili cenge in placca e sfasciumi.

In disceaa lungo la ferrata in Val di Corno Baitone.

Cima di Plem dalla Val di Corno Baitone e la distesa di grossi massi che ostacolano la discesa e l'orientamento. 

Il laghetto nei pressi del rifugio Tonolini.

La Val di Miller vista in discesa dal Val del Corno Baitone. 

martedì 20 settembre 2016

Drytooling in Val di Revolto

La val di Revolto è una delle poche vallate del gruppo del Carega che si presta a fare salite su cascate di ghiaccio. Molte si formano per fusione altre per veri e propri corsi d'acqua.. Nei tempi d'oro si potevano contare fino ad una dozzina di cascate di ghiaccio. Itinerari con sviluppi da poche decine di metri fino ad altri di un centinaio di metri.
Purtroppo negli ultimi anni, complice gli inverni sempre più miti, molte colate non riescono più a formarsi o sono molto effimere e resistono per brevi periodi.
Per questo motivo, per alcune di esse, mi è nato il desiderio, per così dire, di "trasformarle" per renderle salibili anche quando le strutture sono esili e poco sicure per ghiaccio sottile o perché formate a pezzi e, perché no, salirle anche quando non è stagione di ghiaccio con la tecnica del drytooling.
In particolare c'è un settore che si presta assai a questa pratica, il cosiddetto "canyon". In questa zona le pareti sono molto alte, nei punti piu alti diverse decine di metri, verticali e a volte leggermente strapiombanti e su roccia discreta. Le cascate in origine si formano da fratture nella roccia e formano colonne e festoni alte anche 20 o 30 metri. Quando faceva freddo solo nel canyon si potevano contare fino a 5 o 6 strutture di questo genere,  Ai tempi nostri è già una fortuna se se ne formano 3 !!!
Una di questa, la più facile, quella soprannominata "Lo scivolo", ha una forma classica e uno sviluppo di una 70ina di metri ed oppone difficoltà di 4 grado, si forma quasi tutti gli anni, ma il ghiaccio è spesso sottile e a candelette, difficile da proteggere ed anche se facile richiede molta attenzione nella salita.
Di fronte a questa (15 metri di distanza) vi sono altre due piccole colate che si "formano": "La colonna del canyon" e la "Piccola colonna". La prima, una colonna verticalissima alta 25 metri  e la seconda più piccolina alta 20 metri (difficoltà di 6 e 5 grado con ghiaccio nelle sue migliori condizioni).
Sono proprio su queste due che ho prestato le mie attenzioni.
Ne sono usciti un paio di itinerari interessanti che potrebbero essere un D6 e un D5, ma non essendo io un praticante assiduo di questa tecnica i gradi potrebbero essere sbagliati!!!
La roccia è discreta, leggermente strapiombante verso il termine delle linee. Pulita dalle pietre più grosse e pericolose ma la pulizia dev'essere ancora completata.

Per ulteriori informazioni, anche su altre strutture in Val di Revolto, non esitate a contattarmi.

Il tracciato delle due linee in drytooling. 

La Colonna del canyon, nelle sue più splendide condizioni (salita nell'inverno del febb.2003).

venerdì 9 settembre 2016

Via Clean Climbing su Torre Dino (toponimo proposto) - Gruppo del Carega

Nel versante meridionale del Gruppo del Carega vi sono varie guglie e torri su cui divertirsi ad arrampicare. Alcune attrezzate ed altre ancora parzialmente inesplorate. 

Una di queste è la Torre Dino (toponimo proposto) nella Val di Revolto.

Il nome della torre trae spunto da una targa fissata in cima alla torre stessa: 
"Dino amico carissimo i tui amici e la tua montagna ti ricordano"
 un pensiero per un amico scomparso. 

La torre non è molto alta, solamente una cinquantina di metri, ma la posizione e la roccia discreta, rendono questa salita interessante.

La via è stata aperta senza l'uso di spit e di chiodi, la via è rigorosamente "clean climbing" cioè senza protezioni fisse in loco. Sono stati lasciati solo due cordoni per il rientro in corda doppia: il primo sulla cima (attorno allo spuntone della vetta) ed il secondo a metà via su un mugo.

La roccia, come si è detto, è discreta su quasi tutto il percorso. Abbastanza compatta e quindi un po difficile da proteggere. Per questo ho cercato di individuare la linea più facile e sulla quale vi fosse la presenza di mughi (buon ancoraggio con cordini).

Le difficoltà sono varie e discontinue. Si varia in genere dal III  al V, con un passo di VI poco prima della cima.

Per una ripetizione è consigliabile una serie di friend e nut piccoli e medi (soprattutto piccoli) Diversi cordini, anche lunghi. I chiodi sono di difficile posizionamento. 

Dislivello: 45 m (circa)
Sviluppo: 55 m (circa)
Difficoltà: dal III al V, un passo di VI

Descrizione:
 
L1: la via attacca sul lato sud della torre. Si sale in obliquo a sinistra per portarsi vicino ad una sorta di canale ricoperto parzialmente di mughi. In corrispondenza di una nicchia traversare a destra per portarsi nei pressi di uno spigolo. Salirlo direttamente per poi riportarsi un po a sinistra e nuovamente diritti fino a quando diventa più facile. Sosta su mugo, cordone con mylon (30 m, III/IV+).
 
L2: si sale in obliquo verso destra seguendo la spalla sud ovest per alcuni metri. Ad un esile cengia, traversare in orizzontale a destra fino  ad un diedrino. Risalirlo per poi ritornare un po sinistra in direzione di un piccolo mugo in centro parete. Salire la placca finale direttamente fino alla cima. Sosta su cordone che abbraccia lo spuntone di vetta. (25 m, III/V, un passo di VI).

Per conoscere l'accesso contattatemi in privato. 

La parte alta della via, discesa in corda doppia
La targa apposta sulla cima
Il canale/rampa, parzialmente erboso, ddel primo tiro
In discesa in corda doppia, parte bassa
Nome alla base
Lo schizzo della via