domenica 27 agosto 2023

Via Stella Alpina, Torre Dino

Via Stella Alpina, Torre Dino

Dopo svariati anni, ritorno ad arrampicare su Torre Dino. A ripetere, ripulire e parzialmente attrezzare una via alpinstica che avevo salito nell'estate del 2016, vedi post fatto in precedenza.

Lo sviluppo è breve, ma l'ambiente circostante è interessante e "solitario" pur essendo a ridosso della strada.

Per informazioni non esitate a contattarmi.










lunedì 22 agosto 2022

Via Malga Terrazzo

Via Malga Terrazzo


Difficoltà max: 6a+ (5c obb.)

Lunghezza: 110 m

Esposizione:  nord/ovest


Era dallo scorso anno (2021) che avevo iniziato i lavori di manutenzione (pulizia e  attrezzatura) su questa via del 1997 di G.Roncolato, S.Posenato e P.Bottegal. e finalmente quest'anno i lavori di ripristino sono riuscito a completarli.

 



La via è sicuramente la linea più facile della parete, l'altra via è Legati ma liberi, aperta dal sottoscritto nel 2011 con difficoltà massime di 7a, variante lungo lo spigolo di 6b. 

Link: 

http://orsettoclimber.blogspot.com/2013/06/via-legati-ma-liberi_25.html?m=1


La via Malga Terrazzo, presenta una linea logica, quasi alpinistica, con difficoltà massime di 6a+.

Ha richiesto una grande opera di pulizia da erba e terra, visto che le fessure erano completamente intasate. Eliminati anche vari blocchi instabili.

La via pur resta per molti tratti delicata, sia per la roccia non sempre al top e per la presenza lungo la linea di erba e terra.

Ma consigliabile, visto il breve avvicinamento, 30 min dalla strada, e l'ambiente solitario. 


Attrezzata completamente a spit, qualche chiodo (pochi) lungo la linea e le soste con anello di calata per il rientro in doppia.


Accesso:

in auto da Giazza fino ad incontrare il il piccolo parcheggio per Malga Terrazzo. Prendere il sentiero n.277 per Malga Terrazzo che sale con numerosi tornanti fino ad incontrare la grande torre. Dal tornante si stacca una traccia di sentiero che percorre il franoso letto del torrente, seguirla per una trentina di metri fino ad un ometto. Da qui, a destra, alla base della torre, diparte una tracia orizzontale, percorrerla fino ad incontrare l'attacco della via.


Attacco:

Dalla cengia percorrere pochi  metri a destra, direzione sud, fino ad incontrare l'attacco. Nome alle base e fittone resinato.


Descrizione:

L1:Salire un canalino a tratti erboso su roccette facili fino alla sosta.

3a, 28m, 4 protezioni.


L2: proseguire diritti per facili placche fino ad un esile cengia, da qui a destra.

4c, 20m, 6 protezioni 



L3: risalire la placca, a tratti fessura, fino alla successiva sosta.

6a+, 20m, 7 protezioni 


L4: salire in diagonale verso destra, fino ad un facile spallone roccioso, seguirlo fino al suo termine.

4a, 15m, 5 protezioni 


L5: obliquare a destra per gradini erbosi fino all'evidente placca. Risalirla e proseguire nel diedro sovrastante fino alla sosta su comoda cengia.

6a, 25 m,10 protezioni 


Note:

L3 e L4 escono dalla linea originale della via, tracciando una un percorso piu bello su roccia solida. 

Non è escluso in futuro, che vengano tracciate ulteriori linee che corrano parallele o incrocino le vie esistenti.



Discesa: consigliata in corda doppia lungo la linea, altrimenti è possibile uscire seguendo il diedro finale dalla sosta di L5, passi di IV grado, pochi metri.


Si sconsiglia di percorrere la via dopo pioggie, potrebbe diventare scivolosa e quindi pericolosa per le suddette zone erbose.


Come si è detto, è stata eseguita una grande pulizia lungo la linea, ma la stessa, risulta ancor oggi non completamente pulita, prestare attenzione ⚠️ 


A tutti, buone salite. 


22.8.2022

Bosaro Andrea

martedì 16 agosto 2022

Crozzi de Cisa, Val de la Mare (Pejo)

Bella struttura di arrampicata sportiva, situata in Val de La Mare, a circa 9 km da Cogolo e a 1800 metri  di quota. 
Esposizione sud.
Roccia: scisto

Accesso
Si parcheggia al bivio per la malga Pontevecchio. 
Con traccia non segnata, in 15 minuiti circa si raggiunge la parete.
Dieci vie con difficoltà dal 4°al 6° grado. Alcune vie fino a quattro lunghezze di corda.
Protezioni a fittoni resinati. 
Lunghezza massima dei tiri 25 metri.
Sono inoltre presenti 3 brevi percorsi di 15 m con difficoltà 6b – 7° – 8°.


Elenco:
- Lares:
L1, 4+, 22 m
-Avezi:
L1, 5-, 23 m
-Carpen:
L1, 4
L2, 5-
L3, 4+
L4, 6- 
90 m
-Cioch de pec:
L1, 4
L2, 4
L3, 4+
L4, 5+
90 m
-Noselari:
L1: 4
L2: 5+
L3: 4
L4, 6+
90 m
-El Zirm:
L1, 5, 23 m
-I bedoi:
L1: 5
L2: 3
55 m
Ginever:
L1, 7a, 15 m
- L’Aser:
L1, 6b, 15 m
Nogare:
L1, 8a, 15 m

martedì 8 giugno 2021

Settore dell'Orso, Ceraino sx idrografica, ultimo aggiornamento


Presento l'ultimo aggiornamento delle vie nel settore dell'Orso. Parlo di ultimo perché con molta probabilità, da parte mia, non ci saranno più novità visto che ho esaurito, per così dire, la vena "poetica" per nuove aperture.
Questo a causa: di alcune polemiche che sono sorte ultimamente e mi hanno dato molto fastidio, un po' perché mi trasferisco di casa e quindi la val d'Adige risulterà più lontana da raggiungere, più altri fattori che non sto qua ad elencare.

Poi dopo il mio incidente, anche il mio modo di vivere la montagna e quindi anche l'arrampicata, sono cambiati. 

Già non ero socievole prima ed ora anche a causa del tempo che passa, mi accorgo di essere sempre più spesso in conflitto con il mondo intero, anche con quelli che ritenevo "amici".

Comunque sia, in quest'ultimo anno non ho fatto grandi vie, mi sono più concentrato sulla manutenzione delle vecchie linee ed ho aperto un paio di nuovi brevi itinerari, un monotono e una linea a due tiri, con difficoltà decisamente modeste:
- via domani é un'altra giorno, 5b, 25m
- via del buco, 6a/A1, 60m
La prima alla fine del settore e la seconda all'inizio.

Come spesso ho ripetuto, il settore dell'Orso è poco o per nulla frequentato, un po perché la roccia non è sempre al top e un po a causa della vegetazione che ogni tanto invade le linee.
Le stesse sono poi attrezzate con fix da 10 o 8 mm, talvolta con cordoni su clessidre, a volte da integrare con qualche nut o friend.
La discesa avviene sempre in corda doppia, consiglio una corda da 70 metri ed in particolare su una via, la via andata senza ritorno, la seconda calata è piuttosto complicata, oppure è meglio avere due mezze corde da 60 metri.
Caratteristica è la via del buco, che nel primo tiro attraversa uno stretto anfratto fra la roccia, mentre il secondo tiro si supera percorrendo in traverso il bordo di un tetto.

Sicuramente questo settore non è per novizi, nemmeno la facile via del grillo brontolone non è banale, presenta vari pezzi con roccia poco solida e le varie soste non sono in linea. Dalla terza sosta, un eventuale ritirata diventa complicata.

Se si raggiunge la cengia, consiglio di scendere dalla via Deja vu, (grosso albero con cordoni) con corda da 70 metri, sono tre calate.

Mi sembra d'aver detto tutto.
Per ulteriori  informazioni mi potete scrivere su: abosa2007@gmail.com

Oppure potete seguirmi da Instagram, cercate "orsettoclimber".

Si  ricorda  inoltre  che  l'arrampicata,  anche  se  praticata  in  un  sito  sportivo  ben  attrezzato,  comporta  sempre  un  certo  rischio. 
CHI  VI  SI  DEDICA  LO  FA  SOTTO  LA  PROPRIA  RESPONSABILITA' 
Ricordate  che  il  materiale  in  parete  non  è  eterno,  ma  soggetto  ad  usura  dovuta  all'invecchiamento  ed  alla  frequentazione.

Buone arrampicate a tutti.

Bosaro Andrea 

mercoledì 11 novembre 2020

Settore dell'Orso, Ceraino sx.idro (agg. Nov 2020)

Dopo svariato tempo mi appresto a riscrivere su questo blog.

E voglio parlarvi di un sito di arrampicata a me particolarmente caro, un settore a cui ho dedicato molto del mio tempo libero e che lo considero un po' "mio" in tutti i sensi.

Correva l'anno 2015 quando mi avvicinai per la prima volta a questa parete. Parete infestata da vegetazione di ogni tipo e tratti anche impervi. 

È costato un bel po' di lavoro per aprirsi una traccia più o meno agevole.

Negli ultimi mesi, oltre alla pulizia e al mantenimento dei "vecchi" itinerari, mi sono impegnato alla ricerca di una nuova linea, linea che da tempo avevo nella mia testa. L'opera non è ancora riuscita, spero il prossimo anno di riuscirci.



Nel frattempo, presento quello che fino ad ora ho costruito.

Io ho da sempre privilegiato le vie a più tiri, ma dove non si poteva fare altrimenti ne è uscito qualche monotiro.


Un po' di storia.

Come dicevo, la prima via nata è stata la via "Explore".

Una via decisamente esplorativa che seguiva una linea apparentemente "facile". Dopo il primo tiro mi accorsi che era "inquinata" dai fittoni della ex ferrovia, ma decisi ugualmente di proseguire. La linea è stata parzialmente ripulita dai fittoni nel gennaio del 2019. Quelli attualmente rimasti in via non sono pericolosi, ma per i puristi, "sporcano" un po' la salita.


Negli anni successivi sono nate le altre. 

In ordine temporale:

- via "Nella tana dell'orso", 7a (la più dura)

- via "Deja vu", 6a+ (la più bella)

- via del "Grillo brontolone", 5c (la più facile)

- e per ultima "L'alba del giorno dopo", 6a e A2, via da terminare ma con i primi due tiri agibili.

Fra l'una e l'altra sono nati anche alcuni monotiri:

- via "Scorpio", 6b

- via "Not so easy", 6b

- via "Jumanji", 6c

- via "Last minute", 6b/c (dalla cengia)

Ps: esistono anche altri monotiri a cura di Marco Battaglia, ma non ho note descrittive, ne tantomeno le difficoltà.

La via Deja vu, all'ultima lunghezza, presenta una variante diretta molto più interessante dell'uscita originale che sale a destra.

Le vie a più tiri presentano uno sviluppo di circa 100 metri. I monotiri massimo 30 metri.


Accesso

Da Verona dopo il paese di Volargne, percorrere la statale verso Trento per circa 1km fino a raggiungere la Chiusa di Ceraino. Parcheggiare l'auto 50m prima del ristorante la Chiusa, in un piccolo parcheggio sulla destra. Ora salire la breve scalinata ricavata con tronchi di albero e raggiungere la base della parete. Il primo settore che si incontra è il settore Eldorado, lo si percorre interamente a destra, sud, fino ad un breve saltino roccioso, scalini artigianali in ferro. Superarlo e proseguire ancora verso sud, superare un altro breve salto roccioso e sempre seguendo la parete rocciosa si arriva al settore dell'Orso (ingresso della vecchia ferrovia in basso a destra). 5 minuti dal parcheggio.

Una traccia sali e scendi porta all'attacco delle vie.


Note

Le vie si possono percorrere tutte con una corda da 60m ma io consiglio una corda da 70m, in quanto, in discesa, in corda doppia, si possono concatenare più tiri e quindi la stessa risulta più veloce. La discesa avviene solo in corda doppia, non esistono sentieri.

Dalla cengia, per la discesa, consiglio di utilizzare la via Deja vu, con tre calate si è alla base della parete (sosta alta su albero in centro alla cengia).

Per la via l'alba del giorno dopo, dalla seconda sosta meglio avere una seconda corda (calata di 60m nel vuoto).

Il sito è poco conosciuto e tanto meno frequentato.

Le vie, nonostante la pulizia, sono, talvolta, un po' sporche d'erba o di terriccio, soprattutto nei passaggi più semplici. 

La roccia è in generale un bel calcare giallo/rosso, con roccia talvolta pungente e prese generose, ma presenta anche dei passaggi più tecnici con calcare grigio a gocce.

Le linee, nonostante la pulizia, presentano ancora qualche sasso instabile, quindi si prega di fare attenzione.

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Mi sembra di aver detto tutto, quindi non mi rimane altro che augurarvi buone arrampicate.

Per qualsiasi informazione potete scrivermi.



lunedì 1 aprile 2019

I "costi" di una disavventura

È difficile spiegare ad una persona che non ama la montagna il perché uno la frequenti, spiegare la necessità di salire fino alla sua cima, facendo spesso fatica ed alcune volte, mettendo a repentaglio la propria esistenza.

Io non ho una risposta a tutto questo. Io credo che sia tra virgolette una sorta di malattia, una necessità interiore, che viene soddisfatta solo nel momento in cui raggiungi il tuo obbiettivo.

Con questo racconto cerco di spiegarvi la mia disavventura che ha avuto conseguenze inimmaginabili e col senno di poi, non l'avrei mai neppure iniziata !!!

Per chi mi conosce meglio, sa che io amo praticare le mie attività sportive da solo, un po' per necessità, ma molto più spesso per scelta. Io ho sempre considerato l'alpinismo in solitaria la massima espressione dell'alpinismo stesso e mi ha sempre regalato fortissime emozioni.

Cima Sassara, sul gruppo del Brenta, era una di quelle cime che mi avevano sempre appassionato, perché non era la solita gita scialpinistica, ma per raggiungere questa cima era necessario superare difficoltà alpinistiche sostenute ed inoltre era una discesa di sci ripido, un connubio decisamente interessante, in poche parole una cima per pochi !!!

Il 2019 è stato un anno particolarmente scarso di neve, ma dopo essermi informato, sembrava che il percorso fosse in buone condizioni.

Cosi il 27 febbraio decisi di provare questa impegnativa salita.

La giornata fin dal mattino era calda, zero termico previsto sui 3000 metri. Cielo terso ed ottima visibilità, in poche parole condizioni perfette.
Poi l'esposizione ovest mi avrebbe permesso di salire con fondo duro ed aspettare il pomeriggio per trovare le condizioni ottimali della neve per la discesa con gli sci.
Tutto apparentemente sembrava perfetto!!!

Partenza da Carlo Magno, risalgo sci ai piedi la Val Gelada fino quota 2200 metri. A questo punto ho abbandonato la val Gelada e ho preso il canale a sinistra, la cui  pendenza aumenta progressivamente ed il fondo si fa sempre più duro e a tratti ghiacciato.
Alla strettoia decido di procedere con i ramponi e la picozza, sci a spalle.


Mano a mano che salgo, il fondo diventa sempre più duro ed in me nasce la tentazione di lasciar perdere, viste le condizioni decisamente non facili.
Ma l'orgoglio prevale e continuo a salire.
Raggiungendo cosi il termine del canale, chiuso da una fascia rocciosa.
Mi appresto a superare il tratto chiave del percorso, una cengia esposta lunga una 50ina di metri ricoperta parzialmente dalla neve.
Questo è l'unico punto debole della parete che mi permetterà di portarmi alla parte superiore per l'accesso finale alla cima.


Percorsi i primi metri della cengia, mi accorgo immediatamente che le condizioni non sono propriamente ottimali. La neve è fortemente disidratata dalle calde giornata dei giorni precedenti, quindi molto fragile.
Il buon senso avrebbe consigliato di rinunciare, ma il maledetto orgoglio mi diceva di andare avanti. Mi diceva: "Ancora un passo, ancora un passo".


Ed è qui che e successo il "patatrac".
Un passaggio su roccia difficile mi costringe ad abbassarmi di un metro, ma quando faccio il passo all'indietro, la fragile neve cede sotto il mio peso !!!

La scivolata e la successiva caduta sono inevitabili.

Ogni tentativo di arresto è stato inutile. Persa anche la picozza ho cercato inutilmente di fermarmi o perlomeno di rallentare la mia discesa.
Un salto di roccia mi fa fare le ultime "capriole".
Ormai esausto e abbandonata ogni speranza mi lascio andare sulla neve in attesa di fermarmi in una zona di minor pendenza.

Mi fermo finalmente 400 metri circa più in basso.

Durante tutta la discesa sono rimasto lucido e cosciente.
Fortunatamente mi sono arrestato in posizione supina e questo mi ha permesso di raggiungere facilmente il telefonino che fortunatamente non si è danneggiato durante la caduta.

Agisco d'impulso, senza dover pensare. In quel momento lo spirito di sopravvivenza è l'unico che prevale. Ripensandoci probabilmente anche la mia formazione da ex soccorritore mi ha dato una mano.


La prima chiamata è al 118, in breve gli fornisco le mie condizioni e le coordinate geografiche.
Passa poco tempo, 5/10 minuti, e già sento le pale dell'elicottero volare sulla mia testa.
Un senso di sollievo e di speranza invade ogni mia parte del corpo.
Sbarca il personale e il medico mi presta le prime cure mediche.
L'adrenalina è riuscita a mantenermi sveglio fino ad ora, ma dopo l'imbarco in elicottero crollo, probabilmente anche per effetto dei sedativi.
Mi  risveglio il giorno seguente nell'ospedale Santa Chiara di Trento nel reparto di rianimazione, con tubi che escono da ogni dove, ma ancora vivo !!!

Gli esiti dei traumi sono drammatici, quasi spaventosi !!! Riporto brevemente il resoconto dei medici:

  • Frattura a scoppio del soma di D7
  • Frattura somatica composta del soma di D10 e D11
  • Frattura composta di D7 e D8 trasversa
  • Frattura da I al X coste di destra
  • Frattura  I, II, X e XI coste di sinistra
  • Frattura ala sacrale sinistra, branche ileo e ischio-pulica sinistra
  • Frattura con distacco del grande trocantere di sinistra
  • Frattura epicondilo laterale omero sinistro
  • Frattura scomposta III diafisi ulnare e lussazione del radio sinistra
  • Contusioni cranico facciali e abrasioni varie

Per fortuna nessun danno al midollo osseo, mani e piedi riesco a muoverli e questo è un gran sollievo.


Vengo operato d'urgenza al braccio sinistro, mentre per la schiena si decide, dopo qualche giorno ed un consulto con i medici, visti i traumi al bacino, alle coste e al trocantere che mi costringono di stare a letto immobilizzato, di non intervenire chirurgicamente ed aspettare che le vertebre si saldino da sole per evitare un intervento che comportava certi rischi.

Nei giorni a seguire i progressi sono stati lenti ma costanti.

Rimango in rianimazione per 7 giorni e poi vengo trasferito nel reparto di chirurgia perché nel frattempo mi viene posizionato un drenaggio al polmone di destra.

I giorni passano "tranquilli" ma molto lenti. I dolori alla schiena e al torace sono molto forti e la morfina è l'unico farmaco che mi porta un certo sollievo.

Giorno dopo giorno vedo i piccoli miglioramenti, ma soprattutto è la vicinanza della mia compagna e dei miei familiari che mi da la forza ed il coraggio per continuare a sperare.

Il mio trasferimento a Villa Regina di Arco viene rallentato da una complicanza, una trombosi periferica alle gambe causata dalla mia immobilità, provoca dei piccoli e periferici emboli ai polmoni e mi tengono al Santa Chiara per qualche giorno in più.

A Villa Regina continuo la mia lungo degenza ed in seguito inizio la riabilitazione.
Tempi lunghi sono previsti per il recupero, ma il peggio è passato.
Ora il mio unico desiderio è ritornare a camminare sulle mie gambe, in seguito si vedrà il resto.

.........................

Io in verità non so esattamente perché ho scritto tutto questo, io non cerco compassione. Questo racconto vuole essere solo un messaggio, un po' per tutti, ma soprattutto per quelli che frequentano la montagna e lo fanno rischiando, a volte, più del dovuto.

Io sicuramente ho sbagliato.
Ho sbagliato a valutare le condizioni del terreno in cui mi stavo muovendo.
Ho sbagliato a non portare con me una corda di sicurezza, che avrebbe sicuramente evitato una caduta cosi rovinosa.

Ripeto, col senno di poi, io avrei dovuto rinunciare a quella salita appena mi fossi accorto che le condizioni di quell'itinerario non erano ottimali.

Ma l'orgoglio è una brutta cosa e quel che è fatto e fatto.

Spero per il futuro, di essere piu coscienzioso e di essere più attento al bene più prezioso che ognuno ha: la propria VITA.

BUONA VITA A TUTTI.


Bosaro Andrea

giovedì 15 novembre 2018

Via del grillo brontolone, con gli ultimi aggiornamenti: Ceraino sx idro

Via del Grillo brontolone


di Bosaro Andrea (solitaria dal basso) nell'estate 2018
Difficoltà: 5c, un passaggio, in generale dal 4a al 5a
Dislivello: 100m circa
Sviluppo: 115m circa
Esposizione: ovest e nord
Roccia: discreta, a tratti delicata e polverosa
Materiale necessario: 10 rinvii, cordini
Attrezzatura: la via è attrezzata con protezioni fix da 8mm lungo i tiri, e fix da 10mm alle soste.


E' con piacere che presento questa nuova via, lavoro di questa ultima estate.
La via è stata pensata per realizzare una via facile, una via per "grilli" (la mia compagna, sperando possa essere per lei un terreno didattico), di semplice accesso e con la possibilità di raggruppare un po tutti gli stili di arrampicata (diedro, fessura, placca, traversi, camini, ecc.) e credo, in parte, di esserci riuscito.
La via non segue una linea verticale, ma si adatta alle linee della parete, cercando i tratti più facili.
Come vedrete poi dallo schizzo, la via segue diedri, tratti appoggiati dove si deve anche fare qualche passo camminando, brevi placche, traversi e colatoi. La roccia è varia, a tratti solida, altre volte un po' delicata, altre ancora polverosa, il tempo e le ripetizioni, forse, la renderanno più gradevole. Per ora rimane ancora un po' sporca, quindi è da percorrere con attenzione.
La linea è po' discontinua, ma permette di conoscere un anfratto della parete che mai dalla base direste che esiste. A volte tortuosa, entrando nella parete e tratti dove il sole non tocca mai la roccia.

La via presenta 5 tiri di lunghezze variabili, mai sopra i 30 metri, per un dislivello totale di circa un centinaio di metri.
Difficoltà massima ed obbligatoria di 5c (un breve tratto), in generale dal 4a al 5a.
La roccia, a tratti è delicata, è stata ripulita da sassi e terra, ma presenta ancora alcuni punti instabili ed altri un po' polverosi (non mi stancherò mai di ripeterlo), ma come ho detto prima, la linea della via entra un po' all'interno della parete ed un enorme strapiombo la pone al riparo dalle piogge.
Ma il resto lo lascio scoprire a voi eventuali ripetitori.

La discesa, proprio per la sua linea tortuosa, non è percorribile in corda doppia. La discesa in corda doppia è possibile solo fino alla seconda sosta. Dalla sosta S3, si deve per forza uscire sulla cengia in prossimità della fine della parete e da questa utilizzare una linea di discesa seguendo a ritroso la via Deja vù (io consiglio questa perché è la più lineare e quindi la più facile da seguire).

Quindi veniamo alla via.

Accesso e attacco:
come le altre vie della parete, parcheggiare l'auto in prossimità del piccolo parcheggio che si incontra poco prima di raggiungere la Chiusa di Ceraino (provenendo da sud).
Si prosegue a piedi seguendo un sentierino che costeggia le reti paramassi recentemente installate fino alla base della parete. Superare un breve salto roccioso aiutato da scalini metallici e una corda. Ancora per sentiero rimanendo sempre vicini alla parete. Si supera una strettoia fra la roccia e l'inizio della galleria ex ferrovia. Seguire sempre la traccetta verso sud, superando gli attacchi delle varie vie, fino a portarsi alla fine della cengia. Da questa, grazie ad un corrimano in catena, si scende un metro e si percorre l'esile cengia fino al suo termine. Seguire sempre i corrimano fino ad un'esile cengia in prossimità di un enorme catino/colatoio. Nome alla base dell'attacco.


Descrizione:

  • L1: salire per roccette rotte, seguendo gli spit e i minori punti di difficoltà, puntando ad un evidente diedro, che lo si percorre fino al suo termine. Attenzione roccia delicata. Sosta a spit su cengia, S1. 5a, 30m. (protezioni a spit e qualche cordino su albero)
  • L2: si prosegue diritti per rocce appoggiate, una breve cengia e poi un'altra facile placchetta appoggiata permette di raggiungere S2, sosta a spit alla base di una parete verticale vicino ad un albero. Roccia polverosa. II/III, 15m. (protezioni a spit). Nb: da S3 non è più possibile calarsi in corda doppia.
  • L3: rimontare il breve salto roccioso obliquando verso sinistra. Si prosegue a sinistra seguendo un traverso che inizialmente tende un po' a salire e poi un po' a scendere (attenzione non seguire la linea di spit a destra, tentativo di salita per ora work in progress). Portarsi alla base di un evidente canale colatoio che lo si segue fino al suo termine. S3, sosta su spit con cordone al riparo in una grotta. (Protezioni a spit, chiodo, cordini in clessidra). Roccia polverosa. 4c, 25m.
  • L4: attraversare a sinistra per un paio di metri. Per roccia inizialmente verticale, salire una la bella parete ben appigliata (attenzione ad un pilastrino in linea con la via di cui devo ancora accertarmi la completa sicurezza), che poi si apre a colatoio. Roccia delicata. Seguire il colatoio fino al suo termine e poi a sinistra seguendo dei cordini indicatori su alberi, fino alla sosta S4 su albero con cordone. 5c, 25m. (protezioni a spit, cordini su albero)
  • L5: ancora a sinistra un po' in obliquo per facili roccette, fino ad una zona piana. Si continua in salita sulla facile rampa obliqua verso sinistra fino a raggiungere la cengia sommitale, che la si segue verso nord per una decina di metri verso un grande albero al centro della cengia (qualche ometto). S5 ed ultima sosta della via, in comune con l'uscita della via Deja vù. 

Discesa:
Da cui, con tre calate (35, 30 e 35 metri) si raggiunge la base della parete con corda da 70 metri.


Il primo tiro in diedro.

La parete dal basso,
con l'aggettante strapiombo sulla destra

La sosta al secondo tiro.

Terzo tiro prima del traverso.

Il quarto tiro, con il passaggio chiave.

Con l'occasione, pubblico anche l'aggiornamento delle vie alla data attuale (fine 2018).
In quest'ultimo anno sono state create tre nuove vie: due monotiri (via Scorpio e via Not so easy) e la via multi-pich sopra descritta via del Grillo brontolone.
È stata creata la variante diretta in uscita alla via Deja vu. Un po' più difficile rispetto all'uscita originale ma su roccia di miglior qualità.
Inoltre è stato sistemato il sentiero di accesso delle vie con corrimano e passarelle in legno, lavori che continueranno in futuro.

Schizzo aggiornamento a fine 2018 del Settore dell'Orso, Ceraino sx idrografica


Per ulteriori informazioni non esitate a contattarmi.

Si  ricorda  inoltre  che  l'arrampicata,  anche  se  praticata  in  un  sito  sportivo  ben  attrezzato,  comporta  sempre  un  certo  rischio. 
CHI  VI  SI  DEDICA  LO  FA  SOTTO  LA  PROPRIA  RESPONSABILITA' 
Ricordate  che  il  materiale  in  parete  non  è  eterno,  ma  soggetto  ad  usura  dovuta  all'invecchiamento  ed  alla  frequentazione.

Grazie
Andrea