giovedì 20 luglio 2017

Monte Pedertich (2503 m), via dell'Anniversario

Breve ma interessante salita in Val d'Amola in ambiente isolato e solitario. Ottimo percorso da eseguire in giornate incerte o quando si ha poco tempo.
Arrampicato in solitaria e in autosicura.

La si raggiunge facilmente con un'ora di cammino partendo dal parcheggio della malga Vallina d'Amola e seguendo il sentiero 229 per il Passo della Nona.
In corrispondenza di una sella a quota 2370 m lo si abbandona e per tracce e irti  prati si raggiunge l'attacco della via in corrispondenza di un diedro.

La via sale su placche appoggiate solcare da fessure cieche.
Le soste sono tutte a spit. Lungo i tiri pochissimi chiodi (5 chiodi sull'intera via). Sono necessari un assortimento di friend medio/piccoli e nut piccoli.

Rientro in corda doppia lungo la via (corda da 70 m o mezze corde da 50).

Difficoltà: V+ (max)
Sviluppo: 130 m
Esposizione: est

domenica 9 luglio 2017

Monte Adamello (3539 m), via Terzulli

Meditavo da tempo questa salita sul versante sud dell'Adamello.
Salito nella notte tra il 3 ed il 4 luglio 2017.

Partito la sera dal Ponte del Guat (1528 m) verso le 19, salgo la Val Malga nelle ultime ore di luce del giorno ed in poco più di un ora e mezza raggiungo il rif. Gnutti.
Mi fermo per una cena veloce e poi riprendo la salita. L'obbiettivo è di salire ancora un altro po' e bivaccare sotto le stelle in qualche anfratto fra i massi.
Poco sopra, a quota 2900 m circa, trovo un  grossa pietra dove decido di allestire i mio bivacco.
La luna splende nel cielo ed io fatico a prendere sonno. Inutile, non si dorme.
Penso...se non riesco a prendere sonno tanto vale salire e cosi mi rimetto in marcia, se raggiungo il bivacco posso cercare di dormire qualche ora lassù.
Salgo le ultime morene, un breve tratto su neve e sono all'attacco della Terzulli.
La luna, ancora alta nel cielo, e la mia frontale mi permettono di avere sufficiente visibilità.
Calzo i ramponi, perché la neve inizia a diventare dura, e decido di salire la via in misto, un po su roccia ed un po su neve ma senza presenza di ghiaccio.
In un oretta e mezza percorro i vari tratti attrezzati e passaggi sulle varie cengiette fino a portarmi sul Pian di Neve.
Da questo punto in poi diventa una facile passeggiata su ghiacciaio.
Il ghiacciaio si presenta in ottime condizioni: neve dura ben portante ed assenza di crepacci, tutto ben coperto.
In corrispindenza di una tracccia sulla sinistra, vado alla ricerca del bivacco. Ma nulla da fare, la traccia si perde sulla parete sud di Cima Laghetto. Mi convinco che l'unica soluzione è salire ancora ed avere la fortuna di trovare un riparo tra le rocce.
Nel frattempo si alza un forte e freddo vento. Sono quasi le 2 di notte e mi ritrovo a 3400 metri un po' stanco.
Trovo fra i massi un riparo. Decido di fermarmi e cercare di riposare un po'.
Mi infilo nel mio sacco da bivacco e mi appresto a "dormire".
Un po', forse, riesco a dormire, rotolandomi un po' fra le rocce e la neve.
Ma verso le 3 e mezza mi risveglio, ancora intorbidito dal sonno e infreddolito.
Manca poco alla cima. Decido di rimettermi in marcia, sicuramente in movimento riuscirò a scaldarmi un po'.
Nel frattempo la luna è scomparsa dietro l'orizzonte e le nubi si sono alzate, il vento si è fatto più insistente. Nota positiva è che ho ripreso la mia normale temperatura e grazie all'evidente traccia sulla neve riesco a non perdermi sul ghiacciaio.
Ormai dovrei esserci, cosi almeno mi dice l'altimetro. Ed infatti poco dopo trovo la croce di vetta. Sono le 4 e 11 minuti. Anche questa salita è andata!!!
Nel frattempo le prime luci dell'alba compaiono. Un'altra alba a quote elevate. Le sensazioni che si vivono in questi frangenti in montagna, da solo, fra i ghiacci, sono indescrivibili e consiglio di viverle, a tutti, almeno una volta nella vita.
Rimango in vetta per almeno una mezz'oretta, aspettando che ci sia più luce per fare qualche bella foto.
Ma dopo un po', il freddo si fa sempre più pungente e a questo punto vada a quel paese anche le foto, scendo.
Mano a mano che scendo, seguendo la linea di salita, la luce si fa più forte e l'alba diventa sempre più radiosa.
In breve raggiungo il passo dell'Adamello e da qui riprendo la Terzulli in discesa.
Con attenzione scendo le facili ma insidiose rocce, per essere più veloce e leggero ho deciso di non portare nessun tipo di attrezzatura, tanto meno la corda, cosi come sono salito devo scendere...in disarrampicata.
La prima parte della salita mi impegna abbastanza, durante la salita ero illuminato dalla luce della luna e della mia frontale ma in discesa con la luce solare le prospettive sono cambiate. Ho dovuto ricercare un po' la giusta linea di discesa e questo mi ha fatto perdere un po' di tempo.
Una volta ritrovato le catene della ferrata sono sceso senza particolari difficoltà.
Alle ore 7 ero di nuovo all'attacco della via.
Tolgo i ramponi, ormai le difficoltà sono terminate. E scendo in relax fino al rif. Gnutti.
Sono le 8 del mattino, decisamente stanco, ma felice.
Sosta obbligata al rifugio per rinfocillarmi, riposarmi e riprendere la forze per arrivare all'auto, ancora un'oretta a piedi.
Salita grandiosa in un ambiente spettacolare. Io, senza dubbio, sono andato in cerca di una salita diversa dal solito: in notturna e in solitaria. In fondo era quello che cercavo. Per poche ore questa montagna è stata mia e solo mia e per me questo vale molto.
Ciao e buone salite a tutti.
Il laghetto con il rif.Gnutti
La traccia sul ghiacciaio
La croce di vetta
Sulla via Terzulli
Dal Passo dell'Adamello, fra le nubi la cima dell'Adamello

La traccia del percorso