lunedì 12 dicembre 2016

Scialpinismo in Valle d'Aosta, 4 proposte per 4 giorni

Viste la mancanza di neve sulle Alpi orientali, decidiamo di spostarci ad ovest per quattro giorni da trascorrere sugli sci d'alpinismo.
Ma anche in Valle d'Aosta la neve non è poi molta e quindi scegliamo mete in quota o vicino agli impianti per poter sfruttare la piste da sci ottimamente innevate, almeno nei tratti iniziali di fondo valle.

Gran Cima (3023 m), Val d'Ayas
Difficoltà: MS
Dislivello: 1440 m (1060 se si utilizzano la prima tratta degli impianti)
Sviluppo: 16 km

Partenza da Champoluc, seguendo le piste da sci (possibile utilizzo del primo tratto degli impianti per ridurre il dislivello).
Con innevamento sufficiente si può partire dal villaggio Masconiaz.
Dopo circa mezz'ora di risalita,  seguire in falso piano a destra in direzione di un alpeggio. Subito dopo si riprende a salire verso est fino ad un colle .
Si oltrepassa il colle e si segue l'evidente vallone fino alla sella (q. 2900 m c.a.).
Seguire ora verso ovest il facile pendio fino alla cima.
Discesa dalla linea di discesa.




Passo della Coppa (2916 m), Valle del Lys
Difficoltà: BS
Dislivello: 1150
Sviluppo: 17 km

Partenza da Stafal, seguendo le piste da sci. Innevamento permettendo si può salire anche  da Gressoney Trinitè e salendo direttamente al lago di Gabiet.
Dalla diga si sale il bel pendio in direzione est lungo bei pendii e valloncelli fino all'omonimo passo. 
Discesa molto bella dalla linea di salita su pendii a tratti ripidi. In prossimità della diga rimanere alti per ridurre il più possibile il fastidioso traverso sul lago.








Punta Falinère (2763 m), Valtournenche
Difficoltà: BS
Dislivello: 740
Sviluppo: 8,8 km

Partenza dal parcheggio per Cheneil, si segue la stradina innevata fino al villaggio turistico. 
Si prosegue per dolci pendii in direzione sud fino alla sella alla base del pendio per la Punta Falinère. 
Si sale il ripido pendio fino all'anticima e da qui per crestina fino alla punta. Bel panorama dalla cima.
Unico itinerario,  qui proposto, lontano da impianti di risalita. 




Passo Zube (2874 m), Valle.de Lys
Difficoltà: MS
Dislivello: 570 m (prendendo gli impianti fino al Gabiet)
Sviluppo: 10,8 km

Partenza da Stafal, utilizzando la prima tratta degli impianti fino al Gabiet. Da qui si prosegue, sci ai piedi, verso i Salati, costeggiando le piste da sci.
Poco oltre si prende a destra una valletta in direzione est, fino all'evidente passo.
Divertente salita, senza particolari difficoltà,  molto frequentata dai freerider.




lunedì 26 settembre 2016

Cima di Plem, Gruppo dell'Adamello

La Cima di Plem, 3182 m, è probabilmente uno dei 3000 adamellini più amati, grazie, soprattutto alla sua facile via normale e perché dalla sua vetta si ha un colpo d'occhio eccezionale sull'intero Gruppo dell'Adamello. 

Posta tra la Val di Miller, la Val del Corno Baitone e la Val d''Avio, la si può raggiungere facilmente dal rifugio Gnutti o attraverso una ferratina dal rifugio Tonolini.

Noi l'abbiamo salita percorrendo un itinerario ad anello in due giorni, partendo dalla Malga Premassone (parcheggio a pagamento), salendo lungo la Scala di Miller fino a giungere al rifugio Gnutti (2166 metri, 1h30min). Qua vi abbiamo passato la notte e l'indomani siamo saliti al Passo del Cristallo (2885 metri 2h30min). Lasciati gli zaini al passo siamo saliti su Cima Plem (3182 metri 1h dal passo) su evidente traccia e facili passaggi di roccia di I grado. Scesi dalla linea di salita fino al Passo del Cristallo. Ripresi gli zaini abbiamo continuato la nostra discesa lungo la ripida via attrezzata nella Val del Corno Baitone e fra grossi massi siamo arrivati al rifugio Tonolini (2467 metri 1h30 dal Passo Cristallo). Si prosegue sempre in discesa superando il Lago Baitone e attraverso una ripida mutattiera/sentiero si ritorna a Malga Premassone (8/9h dal rifugio Gnutti). 

Bellissimo itinerario escursionistico/alpinistico di notevole dislivello (più di 1600 metri) e sviluppo (più di 20 km) in ambiente severo, circondati spesso da alte vette e numerosi corsi d'acqua. 

Le luci del sole che raggiungono il fondo delle valli solo nelle ore centrali della giornata, le nebbie che talvolta nascondono le cime ed il "rumore" del silenzio, rendono questi luoghi un po magici.

Noi abbiamo percorso l'anello dal Gnutti al Tonolini per problemi logistici, ma per una ripetizione consiglio di percorrerlo nel senso contrario percorrendo la ferrata in salita e scendendo dai bei prati della Val di Miller.

In Val di Miller, al centro il rifugio Gnutti. 

Al sorgere del sole, i raggi di sole che cercano di filtrare fra le vette.

In lontananza la Cima di Plem.

Al Passo del Cristallo.

La normale di salita a Cima Plem.

In vetta su Cima di Plem.

La discesa da Cima di Plem, fra esili cenge in placca e sfasciumi.

In disceaa lungo la ferrata in Val di Corno Baitone.

Cima di Plem dalla Val di Corno Baitone e la distesa di grossi massi che ostacolano la discesa e l'orientamento. 

Il laghetto nei pressi del rifugio Tonolini.

La Val di Miller vista in discesa dal Val del Corno Baitone. 

martedì 20 settembre 2016

Drytooling in Val di Revolto

La val di Revolto è una delle poche vallate del gruppo del Carega che si presta a fare salite su cascate di ghiaccio. Molte si formano per fusione altre per veri e propri corsi d'acqua.. Nei tempi d'oro si potevano contare fino ad una dozzina di cascate di ghiaccio. Itinerari con sviluppi da poche decine di metri fino ad altri di un centinaio di metri.
Purtroppo negli ultimi anni, complice gli inverni sempre più miti, molte colate non riescono più a formarsi o sono molto effimere e resistono per brevi periodi.
Per questo motivo, per alcune di esse, mi è nato il desiderio, per così dire, di "trasformarle" per renderle salibili anche quando le strutture sono esili e poco sicure per ghiaccio sottile o perché formate a pezzi e, perché no, salirle anche quando non è stagione di ghiaccio con la tecnica del drytooling.
In particolare c'è un settore che si presta assai a questa pratica, il cosiddetto "canyon". In questa zona le pareti sono molto alte, nei punti piu alti diverse decine di metri, verticali e a volte leggermente strapiombanti e su roccia discreta. Le cascate in origine si formano da fratture nella roccia e formano colonne e festoni alte anche 20 o 30 metri. Quando faceva freddo solo nel canyon si potevano contare fino a 5 o 6 strutture di questo genere,  Ai tempi nostri è già una fortuna se se ne formano 3 !!!
Una di questa, la più facile, quella soprannominata "Lo scivolo", ha una forma classica e uno sviluppo di una 70ina di metri ed oppone difficoltà di 4 grado, si forma quasi tutti gli anni, ma il ghiaccio è spesso sottile e a candelette, difficile da proteggere ed anche se facile richiede molta attenzione nella salita.
Di fronte a questa (15 metri di distanza) vi sono altre due piccole colate che si "formano": "La colonna del canyon" e la "Piccola colonna". La prima, una colonna verticalissima alta 25 metri  e la seconda più piccolina alta 20 metri (difficoltà di 6 e 5 grado con ghiaccio nelle sue migliori condizioni).
Sono proprio su queste due che ho prestato le mie attenzioni.
Ne sono usciti un paio di itinerari interessanti che potrebbero essere un D6 e un D5, ma non essendo io un praticante assiduo di questa tecnica i gradi potrebbero essere sbagliati!!!
La roccia è discreta, leggermente strapiombante verso il termine delle linee. Pulita dalle pietre più grosse e pericolose ma la pulizia dev'essere ancora completata.

Per ulteriori informazioni, anche su altre strutture in Val di Revolto, non esitate a contattarmi.

Il tracciato delle due linee in drytooling. 

La Colonna del canyon, nelle sue più splendide condizioni (salita nell'inverno del febb.2003).

venerdì 9 settembre 2016

Via Clean Climbing su Torre Dino (toponimo proposto) - Gruppo del Carega

Nel versante meridionale del Gruppo del Carega vi sono varie guglie e torri su cui divertirsi ad arrampicare. Alcune attrezzate ed altre ancora parzialmente inesplorate. 

Una di queste è la Torre Dino (toponimo proposto) nella Val di Revolto.

Il nome della torre trae spunto da una targa fissata in cima alla torre stessa: 
"Dino amico carissimo i tui amici e la tua montagna ti ricordano"
 un pensiero per un amico scomparso. 

La torre non è molto alta, solamente una cinquantina di metri, ma la posizione e la roccia discreta, rendono questa salita interessante.

La via è stata aperta senza l'uso di spit e di chiodi, la via è rigorosamente "clean climbing" cioè senza protezioni fisse in loco. Sono stati lasciati solo due cordoni per il rientro in corda doppia: il primo sulla cima (attorno allo spuntone della vetta) ed il secondo a metà via su un mugo.

La roccia, come si è detto, è discreta su quasi tutto il percorso. Abbastanza compatta e quindi un po difficile da proteggere. Per questo ho cercato di individuare la linea più facile e sulla quale vi fosse la presenza di mughi (buon ancoraggio con cordini).

Le difficoltà sono varie e discontinue. Si varia in genere dal III  al V, con un passo di VI poco prima della cima.

Per una ripetizione è consigliabile una serie di friend e nut piccoli e medi (soprattutto piccoli) Diversi cordini, anche lunghi. I chiodi sono di difficile posizionamento. 

Dislivello: 45 m (circa)
Sviluppo: 55 m (circa)
Difficoltà: dal III al V, un passo di VI

Descrizione:
 
L1: la via attacca sul lato sud della torre. Si sale in obliquo a sinistra per portarsi vicino ad una sorta di canale ricoperto parzialmente di mughi. In corrispondenza di una nicchia traversare a destra per portarsi nei pressi di uno spigolo. Salirlo direttamente per poi riportarsi un po a sinistra e nuovamente diritti fino a quando diventa più facile. Sosta su mugo, cordone con mylon (30 m, III/IV+).
 
L2: si sale in obliquo verso destra seguendo la spalla sud ovest per alcuni metri. Ad un esile cengia, traversare in orizzontale a destra fino  ad un diedrino. Risalirlo per poi ritornare un po sinistra in direzione di un piccolo mugo in centro parete. Salire la placca finale direttamente fino alla cima. Sosta su cordone che abbraccia lo spuntone di vetta. (25 m, III/V, un passo di VI).

Per conoscere l'accesso contattatemi in privato. 

La parte alta della via, discesa in corda doppia
La targa apposta sulla cima
Il canale/rampa, parzialmente erboso, ddel primo tiro
In discesa in corda doppia, parte bassa
Nome alla base
Lo schizzo della via

venerdì 26 agosto 2016

Torre Grillo Cavinato, via Diedro Alto (Cima d'Asta)

Un'altra splendida giornata sui fantastici graniti di Cima d'Asta.
Dopo un paio d'anni di assenza sono ritornato su Torre Grillo Cavinato. Questa torre insieme ad altre, le definerei i "satelliti" di Cima d'Asta, una piccola analogia con quelli del Monte Bianco.
Su questa torre negli ultimi 20/30 anni sono stati aperti vari intenerari molto interessanti e di diverse difficoltà,  dal IV al 6b. Le vie hanno tutte uno sviluppo di circa 200 metri. Alcuni itinerari classici ed altri più o meno spittatti.

La via del Diedro Alto è uno degli itinerari più belli dell'intero gruppo. Le protezioni sono miste, soste a spit e lungo la via chiodi e qualche spit nei punti più compatti su cui le protezioni sono difficili da posizionare o addirittura non posizionabili.

Dopo aver salito un paio d'anni fa, con Elena la via Giorgio, oggi ho quasi salito la via Diedro Alto in solitaria. Dico quasi perché a metà del diedro finale non sono riuscito a superare un tratto per me molto impegnativo, un diedro liscio completamente senza appigli, e piuttosto di rischiare un volo ho preferito ripiegare e scendere in corda doppia dalla linea di salita. Una via senza cima ma ritornerò sicuramente in futuro a completarla.

Comunque sia, la via è molto raccomandabile. Roccia, tranne un tratto con blocchi dubbi, è sempre ottima. 

Per una ripetizione consiglio una decina di rinvii, una serie di friend medio grandi (dal 0,75 al 3,5 DB) e qualche cordino per spuntoni o per allungare qualche rinvio.
Per la discesa, se si arriva in cima, consiglio di seguire la discesa dalla normale. Oppure all'uscita del diedro è possibile scendere in corda doppia lungo la linea di salita.

Accesso: dalla Valsugana, paese di Strigno, prendere le indicazioni per la Val Malene e salire fino alla località Sorgazza (fine della strada). Parcheggiare l'auto e salire a piedi fino al rifugio Brentari (3 ore).

Attacco: dal rifugio Brentari seguire le indicazioni per il Canalone Bassanesi. Dopo circa 20 minuti di cammino tagliare a destra per ghiaioni e raggiungere la base della torre Grillo Cavinato. L'attacco si trova a pochi metri a sinistra di un evidente fessura camino. Nome alla base, ben visibile la prima sosta in alto a circa 20 metri di distanza. 

Difficoltà: VI

Sviluppo: 200 metri circa

Avvicinamento alla torre

Torre Grillo Cavinato, a destra del Canalone dei Bassanesi

I primi tiri della via

Dalla sosta

Il panorama durante la salita

Diedri, fessure, placche e passaggi talvolta esposti

In salita

Il.liscio diedro finale,  tiro chiave della via

In discesa in corda doppia

3. Via Diedro Alto

venerdì 19 agosto 2016

Cima Presanella, Cresta Nord Est

18 agosto 2016

Cima Presanella, Cresta Nord Est (dalla Val d'Amola)

Era da un bel po' di tempo che corteggiavo questo itinerario di misto.
Un primo tentativo era avvenuto nella primavera del 2014, abbandonato a causa della neve troppo alta.
Questa volta la cresta era bella pulita, unico tratto nevoso la cupside finale, quindi un terreno sicuramente più facile, almeno per me che prediligo la roccia alla neve.

Alle prime luci dell'alba 



Difficoltà: AD (su roccia II/III)
Dislivello della cresta: 550 metri
Dislivello complessivo: 1600 metri circa
Sviluppo: 20 km circa
Tempo impiegato complessivamente: 9/10 ore 



Accesso: da Pinzolo, in Val Rendena, prendere la strada per il rif. Nambrone. Si prosegue lungo la strada asfaltata che sale con numerosi tornanti verso i laghi di Cornisello. Dopo circa 8 km prendere la deviazione a sinistra per la Malga Vallina d'Amola, Rif. Segantini. La strada si fa sterrata e a tratti un po sconnessa. Si prosegue fino al suo termine, parcheggio per auto.
Si prosegue a piedi lungo il sentiero 211 per il Rif. Segantini, nel quale è possibile pernottare. Io ho preferito partire direttamente dal parcheggio e percorrere l'itinerario in giornata.
In un ora si raggiunge il bellissimo Rif. Segantini, ottima cucina e cordialità da parte del gestore.

Il piccolo laghetto nei pressi del Rif. Segantini

Dal Segantini si segue la traccia, ben segnata, in direzione della normale della Presanella dalla Val d'Amola. Si percorre la morena fino a quota 2600 metri circa in corrispondenza di un grosso masso a punta verso l'alto, (in alternativa si può seguire anche una traccia a lato del torrente che corre lungo la valle ed evitare il sale e scendi della morena). Da qui si inizia a scendere per portarsi con un lungo obliquo in direzione della Bocca d'Amola fin quasi sul fondo del vallone. Risalire la ripida vedretta d'Amola ricoperta quasi completamente di detriti e piccoli nevai fino a raggiungere la bocchetta, breve tratto di arrampicata fra sfasciumi e neve (3076 m, 3,5 ore dal parcheggio).

Accesso alla Bocca d'Amola

Attacco: dalla Bocca d'Amola ha inizio la cresta nord est per la Presanella. Per fratture e sfasciumi si sale sul lato opposto di salita, per intenderci il versante nord della Presanella, facendo attenzione a non perdere quota. Scegliendo i tratti più facili, in leggero obliquo verso l'alto (tracce di passaggio), si raggiunge la prima sella. Attenzione non risalire il primo risalto direttamente, ma attraversare come precedentemente detto. In questa prima fase l'arrampicata è abbastanza delicata in quanto le cengie sono spesso ricoperte di detriti e terra rendendo talvolta la progressione poco sicura.
Per fortuna dalla prima sella la cresta si fa un po' più ripida e la qualità della roccia migliora. 
Si procede sul filo di cresta con arrampicata divertente e sicura (II/III grado). Numerose sono le possibilità di assicurarsi (spuntoni e fessure). Per chi procede in cordata, consiglio, una progressione in conserva, lunga o corta in base alla propria esperienza. Io eseguito la salita da solo e slegato.

La vedretta d'Amola dalla Bocca d'Amola

Vista la stagione della mia salita (agosto) la cresta era completamente sgombra da neve, chi decidesse di salirla a fine primavera o inizio estate consideri che potrebbe essere ricoperta parzialmente o completamente da neve con pendenze variabili fino a 50°.
Si continua lungo il filo della cresta. Verso la fine aggirando qualche piccolo torrione sul lato Val d'Amola, fino alla cupside finale che in genere è sempre nevosa. 
Indossando ramponi e picozza si superano gli ultimi facili 50 metri (circa) di cresta per arrivare sulla sommità, croce di vetta (3558 m, 5/6 ore circa dal parcheggio).

Il ghiacciaio della Presanella
La cresta NE















Discesa: verso sud est si individua a poche centinaia di metri il bivacco Orobica, quella è la linea da seguire per la discesa. Per sfasciumi ed esili tracce tra i massi si scende verso il bivacco (3368 m). Si prosegue in discesa superando brevi tratti attrezzati con cavo metallico.
La cresta NE



















Fare attenzione a non perdere la traccia che talvolta si perde nella pietraia. Alcuni ometti e segni bianco/rossi aiutano ma talvolta si disperdono.
Inizialmente si segue in discesa la vedretta di Nardis per poi portarsi in Val d'Amola superando la cresta con altri tratti attrezzati recentemente installati a sostituzione delle vecchie attrezzature.
Fare attenzione a possibili tratti innevati che richiedono talvolta l'impegno dei ramponi.
Si raggiunge nuovamente la morena di salita ed in breve al Rif, Segantini (3 ore da Cima Presanella).
Un'altra oretta scarsa permette di raggiungere il parcheggio punto di partenza.

Attrezzatura e consigli
Gita consigliatissima in ambiente grandioso ed isolato. Ma attenzione al dislivello e allo sviluppo impegnativo. Ricordarsi che l'itinerario si svolge in alta quota (3500 metri), a queste altezze il meteo cambia molto rapidamente ed è facile che nevichi anche in piena estate. 

E' necessario un abbigliamento ed attrezzatura di alta quota.
Ramponi e picozza assolutamente necessari.
Per chi sale in cordata, n.d.a, una corda da 50/60 metri è sufficiente, cordini per gli spuntoni e friend medio piccoli per le numerose fessure. 

La cupside nevosa finale
Cima presanella
Cima Presanella
Il bivacco Orobica e la Cima Presanella sullo sfondo
Discesa della normale dalla vedretta di Nardis
Tratti attrezzati sulla normale di discesa
Tratti attrezzati sulla normale di discesa
Discesa dalla normale in Val d'Amola, sullo sfondo il Monte Nero
La morena di salita e discesa